fondamentalmente

Avventure e disavventure dal mio piccolo universo

venerdì 8 luglio 2011

Aiuto: non funziona più la luce

Sono un felice possessore di un impianto elettrico domotico ( é un By me di Vimar).
Le funzionalità che mette a disposizione sono molte e non tutte sono state attivate, comunque quello che mi piace moltissimo è l'assoluta indipendenza fra gli interruttori e i dispositivi comandati, cioè posso decidere di accendere (o spegnere) una luce in cucina dalla camera da letto semplicemente programmando l'interruttore in camera.
Capisco che ci si possa chiedere a cosa possa servire ma posso assicurare che a me serve e lo uso spesso anche perché non è facile stabilire in fase di progettazione di un impianto l'esatto uso dei punti luce.

La tecnologia applicata a gesti (ormai) così comuni della nostra vita come accendere o spegnere una luce ha la necessità di avere un'alta affidabilità per poter essere accettata da tutti senza timori, e debbo dire che per gli ospiti è molto più difficile aprire il rubinetto in bagno (meccanico) che accendere una luce (elettronica).


Ieri sera tornando a casa però la mia dolce metà mi ha avvertito del fatto che una luce non ne voleva più sapere di accendersi e siccome nel pomeriggio c'erano stati dei lavori in un edificio adiacente, aveva il terrore che avessero danneggiato il nostro impianto elettrico.

Passato il primo momento di sconforto ho iniziato a fare un veloce debug: gli interruttori programmati sembravano funzionare regolarmente ma non si sentiva alcun "click" del relè elettronico destinato all'attuazione del comando.


Per chi non ha idea di come funzioni un sistema del genere: ad ogni luce è associato un unico interruttore elettronico (un relè attuatore); quando si invia un comando, schiacciando l'interruttore della luce, questo arriva alla centralina che lo invia al relè appropriato.

Non ricordavo l'esatta ubicazione del relè, ma per fortuna chi ha installato l'impianto ha usato giustamente una logica di prossimità per risparmiare anche rame: i relè si trovano nelle scatole degli interruttori più vicine alle luci comandate e  effettivamente sia gli interruttori che il relè vicini alla luce non davano segni di vita.
Ho aperto la scatola e con un cercafase mi sono assicurato che fosse presente tensione: fiii.... i vicini che avevano fatto i lavori non avevano assolutamente toccato l'impianto elettrico: si era semplicemente bruciato il relè.

Ho per fortuna ho alcuni pezzi di ricambio e una veloce ricerca mi ha permesso di trovare un pezzo sostitutivo (un doppio pulsante con relè); ho escluso l'alimentazione della zona interessata e ho cambiato il doppio "frutto" in meno di 5 minuti.

A questo punto avevo il nuovo relè che per default è comandato da uno dei due pulsanti sul frutto, quindi ero nuovamente in grado di accedere la luce ma avevo completamente perso gli altri 3 interruttori che comandavano quel relè, cioè la centralina non era più in grado di smistare il comando verso il relè perché era variato e non era quindi più riconosciuto dal sistema.


Mi sono quindi spostato sulla centralina per cominciare da zero la programmazione; che in realtà non è proprio una operazione semplice, ma mentre navigavo nei menù mi sono imbattuto in una voce di diagnostica: "ricerca dispositivi guasti". Mmm  proviamo...
In circa un paio di minuti il sistema ha individuato che il vecchio relè non rispondeva e mi ha chiesto di sostituirlo, ma io lo avevo già fatto e quindi o confermato immediatamente la sostituzione, la centralina mi ha gentilmente risposto "Ok" e ha riprogrammato autonomamente tutti gli interruttori associati.

In quel momento ho capito ancora una volta che la mia scelta verso l'impianto domotico si dimostra vincente (in realtà ho pensato: "che figata!"). Poi mi sono chiesto: ma quante persone sono effettivamente in grado di fare un intervento del genere sul proprio impianto elettrico, anche non domotico? Quanto mi sarebbe costato un professionista? Questa tecnologia è realmente adatta a tutti?

Mo' ci penso un po' e poi vediamo se riesco anche a trovare delle risposte.



 

domenica 7 marzo 2010

Piccolo pensiero strategico

[..]a business organization cannot improve its long-run financial results by working to improve its financial results. But the only way to ensure satisfactory and stable long-term financial results is to work on improving the system from which those results emerge.

H. Thomas Johnson's article Manage a Living System, Not a Ledger

mercoledì 17 febbraio 2010

La cosa più importante

Durante il Forex ho avuto l'occasione di scambiare quattro chiacchiere con una persona di una azienda la cui offerta è in parziale sovrapposizione con quella della mia (insomma un concorrente). Parlavamo dei problemi che incontramo nel nostro lavoro quotidiano visto che ci occupiamo delle stesse cose. Molto gentilmente mi ha spiegato cosa loro stanno facendo per migliorare il loro processo produttivo, con alcuni spunti interessanti, tipo uso di indicatori e di indici per misurare il lavoro; ad un certo punto mi ha chiesto:

"Qual'e' la prima cosa che pensi vada affrontata dal tuo punto di vista?"

Non ci ho pensato, ho risposto immediatamente, di getto perché mi ero già fatto questa domanda, la mia risposta non era ancora chiara nella mia mente fino a quell'istante. La mia parte di cervello verbale (L-mode) ha subito approfittato del lavoro svolto in background dalla parte creativa (R-Mode) e la mia risposta è stata:

"La motivazione delle persone"

Il mio interlocutore, probabilmente, non si aspettava quella risposta e ha subito ricondotto il discorso verso la sua zona di comfort.

La mia risposta era in realtà ancora incompleta, ora risponderei:

"La motivazione delle persone nel migliorarsi"

Sono certo che questa sia la prima cosa che non vedo (abbastanza) intorno a me, ma è la più importante.
Le persone con cui lavoro sono in grado di affrontare e risolvere problemi complessi e in poco tempo molto meglio di me; alcuni riescono a produrre quantità di codice sufficientemente corretto in tempi incredibili: sono veramente da ammirare. Ma affrontano i problemi a testa bassa uno dopo l'altro.

E quindi per migliorare il processo produttivo, ma non solo, occorre alzare la testa, e non basta che uno solo la alzi, occorre creare e sviluppare la motivazione al miglioramento in tutte le figure professionali.
Migliorare non vuol dire imparare cose nuove o usare nuove tecnologie, aspetto comunque fondamentale del nostro lavoro, ma soprattutto osservarsi e chiedersi come sia possibile usare i propri strumenti al meglio e il cervello è il primo strumento del nostro lavoro, prima dei tool, dei linguaggi e delle tecnologie e di tutte le buzzword che ci bombardano.

Migliorarsi è faticoso, la motivazione al miglioramento non può essere imposta proprio perché è prima di tutto personale, ma se un gruppo può contare su persone che vogliono migliorare è impossibile che il gruppo non migliori.

La motivazione nel migliorarsi è per me la cosa più importante.